domenica 3 luglio 2011

da Luna Nuova


Una nuova grande partita per gli African People

Una nuova grande partita per gli African People

Dopo la bella partita di esordio degli“Africa People“, finita in pareggio (3 a 3) con gli amici “dai Cusinòt“, i ragazzi africani ospiti in borgata Ferria di Forno di Coazze, scendono al campo del Pacchiotti per incontrare una nuova ed agguerrita squadra amatoriale dal nome alquanto curioso  ”Ognuno a suo modo“. In uno sport che é per definizione uno gioco collettivo, di squadra, dove tutti inseguono un unico scopo: fare gol all’avversario, loro sottolineano che “…sì, lo scopo é quello di giocare per vincere, per divertire divertendosi, ma che ognuno lo fa con le sue possibilità, senza pretendere troppo da se stessi e dagli altri”.
” Questo é quello che lasciano credere loro…” dice Renzo Bertino che si occupa degli allenamenti da qualche settimana dei giovani africani scampati e scappati dalla guerra in Libia  ”…La squadra in realtà é ben compatta e forte. Sono amici affiatati da tempo, tutta gente che ha giocato il calcio da ragazzi, la compagine produce un gioco robusto e veloce e temiamo che per i nostri ragazzi, fino a qualche mese fa sconosciuti gli uni agli altri e, tranne uno, non hanno mai giocato in una squadra vera.”
“Però da quello che hanno fatto vedere nella prima partita non sarà facile tenerli a bada”. Diciamo con convinzione queste parole, testimoni di quello che abbiamo visto nel pareggio degli Africa People nella loro partite di esordio. ” E poi, ora che li sta allenando lei, sicuramente acquisteranno più ordine in campo”.
” In realtà io ho accettato di allenare questi ragazzi, più per tenerli occupati in attività che li aiutino a dimenticare la loro brutta esperienza che per trarne dei giocatori. Lassù in quella borgata in mezzo al verde, senza fare niente tutto il giorno, possono nascere tensioni che devono trovare uno sfogo. Ho aderito volentieri alla proposta della Casa dei Popoli per questo motivo, se poi riuscissimo anche a farli divertire e socializzare con i nostri ragazzi, mi sembra una cosa buona. Certo é che neppure per loro sarà facile tenere a badaShetima & Company “.
Concordiamo pienamente col Mister degli africani della Valsangone, almeno tre o quattro tra gli africani, faranno vedere i sorci verdi ai Coazzesi.
L’integrazione razziale ha sempre trovato nello sport una corsia preferenziale in tutto il mondo. Ed intanto ci pare giusto sottolineare che in queste partite non si divertono solo i giovani ospiti, ma con loro scendono in campo altrettanti giovani dei nostri paesi ed un bel numero di cittadini che seguono con interesse le partite.
“Siamo soddisfatti del lavoro che fin qui siamo riusciti a produrre come Casa dei Popoli” dice il presidente don Luciano Allais ” Avremmo voluto fare di più, perchè di questi ragazzi non si sa ancora cosa potrà avvenire. Non possono restare in eterno isolati in mezzo ai boschi senza fare niente e non sarà così facile per noi fare qualcosa quando cominceranno le piogge ed i freddi. La soluzione dovrebbe essere cercata ora, contiamo sulla sensibilità di ognuno di coloro che possono fare qualcosa, preghiamo e ci adoperiamo affinchè lo facciano. Per quanto ci riguarda dobbiamo dire che non siamo ancora riusciti a trovare delle valigie da dare a queste persone. Non hanno un posto in cui contenere i loro vestiario. Dopo un primo momento di grande risposta della Comunità di Valle e d’intorno, ora c’é un momento di disattenzione, favorita anche dalle partenze per le vacanze degli italiani. La Casa dei Popoli tenta, con queste partite , di non far dimenticare che queste persone hanno ancora bisogno di noi. Speriamo di raccogliere qualche offerta per poter comprare delle valigie per loro”
Ed intento ricordiamo a chi legge che alcune di queste ragazze sono incinte ed hanno bisogno di tutto per affrontare una gravidanza e la nascita dei loro bambini. Chiediamo a chiunque abbia corredini dismessi, passeggini , culle e altro buono per accogliere e crescere un neonato, di contare sulla Casa dei Popoli per far giungere a queste donne e uomini, quello di cui loro possono disfarsi.
Invitiamo tutti i cittadini, ognuno di voi ad aderire alla Casa dei Popoli affinchè possiate contribuire a darci la forza di continuare a costruire nelle nostre Valli una cultura di sostegno per le persone che necessitano di aiuto e non solo agli stranieri.
Citiamo allo scopo i nostri contatti: casadeipopoligiaveno@gmail.com –            333 3169237       -
e per le vostre offerte il nostro codice Iban IT84B033596768451030001506
Grazie per ogni vostro contributo

domenica 26 giugno 2011

Fare o parlarne....

Avremmo voluto averne il tempo, quello di sederci con calma e metterci a parlare di ogni cosa, con tutto il tempo possibile, come ci appare che qualcuno si aspetta da noi della Casa dei Popoli. Fare cento riunioni in cui chiedere ad ogni iscritto di dirci il suo parere sul fatto che poi avremmo dovuto affrontare qualche problema condiviso. Problemi di altri, non nostri. Nostri, se mai, restano i tempi in cui decidiamo di muoverci, invece di chiedere riunioni e partecipazione alle attività che abbiamo da svolgere, agli impegni che nessuno ci impone di assumere, ma che ci siamo assunti nel momento in cui abbiamo condiviso il progetto politico della casa dei Popoli. Il nostro essere sazi democratici con un periodo di crisi che ci intimidisce, ma anche col progetto delle vacanze da mettere a punto, e con la consolidata consuetudine a costituire una commissione per ogni cosa, per complicare anche le cose semplici,  l’abitudine ad affrontare gli impegni che incombono, con tutta la calma possibile (tanto…che fretta c’é?…) ci porta a sentirci orribilmente offesi se qualcuno manca di consultarci su ogni respiro, su ogni inezia, al punto che il nostro impegno è speso tutto in questo sforzo e non nel valutare se avremmo dovuto muoverci immediatamente per tentare di salvare, o di aiutare qualcuno ( persona, essere vivente) a riacciuffare un destino che la guerra ( fatta, anche, le nostre bombe) gli hanno tolto. Noi ci inalberiamo giustificatamente, se la nostra DEMOCRAZIA viene offesa da qualcuno che fa senza prima dire, senza chiedere il permesso assembleare dove noi, costruttori a fiato di chissà quante decisioni operative DEMOCRATICHE mai attuate, citatori mestieranti di cento e mille GRAND SAGGI del passato, di scrittori di grande spessore storico e culturali, chiamati tutti a bocconi e stralci a testimoniare che sappiamo più di altri, NOI CI INALBERIAMO PER DIRITTO  e, aprendo tutte le valvole di sfiato che abbiamo, gridiamo verso “…chi deve intervenire per fermarlo…” che il pericolo che si corre, nel mancare di chiedere all’ultimo burocrate logorroico instanchevole dello scritto demolitorio di chi fa, che ” riunirsi per decidere, per sapere, per poter dire di si o di no, é più importante che intervenire dove necessita con fermezza prima di assemblerci in una riunione perenne dove i masturbatori  mentali, capaci di spendere le loro energie degli ultimi due mesi, solo in operazioni demolitorie verso il GRANDE ACCENTRATORE, offensore della democrazia e della partecipazione ( e dei salotti da thè dei perditempo) continua a fare senza chiedere se loro signori sono d’accordo, se sono pronti.
Facevamo le cose che abbiamo fatto, praticamente tutte le cose che si sono fatte negli ultimi due mesi col nome della Casa dei Popoli, supponendo che chi è scappato da una guerra drammatica avesse il problema di ritrovare un minimo di umanità della propria vita, non che fosse qui per farci misurare sulla loro pelle. Siamo contenti di aver osato pensando al peggio che doveva essere dimenticato nella loro vita, scorie drammatiche che vogliamo aiutare a togliere dalle loro giovani menti che hanno bisogno di ritrovare un sorriso, una speranza.
Poi abbiamo voluto praticare ( senza chiedere il permesso a chichessia e non gliene chiediamo scusa) quella proposta antica ormai fatta (sempre dalla stessa mente antidemocratica che ha partorito la Casa) di aggiungere un posto a tavola la domenica per accogliere qualcuno di loro alla nostra tavola, ed è in questa occasione che abbiamo scoperto il contenuto dei loro cellulari. Non li abbiamo spiati, li hanno aperti loro per condividere con noi la loro musica, le loro foto e, solo casualmente ci hanno fatto vedere i loro video. Pensavano che non ci interessassero, ridevano facendoceli vedere. Ci siamo chiesti come mai ridessero di fronte a tanta drammatica realtà vissuta e dalla quale erano scampati solo per caso (  ”Dio non ci  ha voluto” ) questo ci dicono di fronte alla morte che cogliendo tanti di loro, nel deserto del Sahara, attraversato senza acqua nè cibo, in otto giorni di marcia con vecchi camioncini scoperti, senza sostegni o ripari.  Ridono per poterle guardare con distacco, non lo facessero sarebbero travolti mentalmente dalla tragedia.
Non vi chiediamo se siete d’accordo ad aggiungere un posto alla vostra tavola, non vi biasimeremo se ci chiederete ancora una volta, una commissione per decidere se potevamo invitarli. Lo abbiamo fatto e pensiamo di ripetere l’errore.
voi intanto potreste riunirvi, magari dopo aver guardato i video di cui allego i link, e poi fateci sapere cosa avete deciso DEMOCRATICAMENTE.http://casadeipopoli.wordpress.com/2011/04/26/la-casa-dei-popoli/

domenica 5 giugno 2011

Ognuno a suo modo, ognuno a suo tempo.

"Quello tocca qualcosa e diventa oro!" oppure " Ha le mani d'oro!"
Un mio amico , uno che io manco tenevo tanto in conto, mi disse:"...Che mani, le mani si muovono su indicazione del cervello...Se mai è quello che funziona bene!"
Ci sono persone capaci di trasformare un qualsiasi piccola intuizione, un piccolo gesto in un grande successo e persone che ci mettono tutta la loro volontà, la loro testa per cavare un ragno dal buco e non ci riescono. La vita é magica per questo. Da qualsiasi lato la prendi sembra che hai afferrato sì, qualche indizio importante per comprenderla, ma che é solo un piccolo punto di partenza, con miliardi di variazioni sul tema, mille sfumature di colore. Sembra che ti avvicini alla Verità, ma subito ti scivola dalle mani come una materia fluida, appena palpabile.
Ci sono persone che non smetteresti mai di ascoltare, il loro dire è insegnamento, stimolo e soddisfazione cerebrale, arricchimento e ce ne sono di quelle che sembrano voler conficcare i denti nel pane quotidiano ma non lo fanno mai. Lo guardano, lo valutano, lo discutono e poi, sembrano quasi decisi a mordere, ma non lo fanno. Lo faranno dopo, dicono. Poi il dopo un'altra volta e l'altra volta  diventa domani. Si ripromettono che lo faranno con il loro tempo e modo, ma non lo faranno mai! Queste persone faticano il doppio degli altri nella vita ma non riescono più a trovare il bandolo. Iniziano da piccoli a pensare a tante cose che volevano fare ma che, per colpa di qualcun altro, non sono mai riusciti ad attuare. Sembrano sfiniti da un impegno che non hanno mai affrontato, danno la colpa alla società, all'ambiente, alle altre persone del loro mancato impegno e obiettivo. E' come se spingessero due grandi e pesanti carriole, una piena di cose da fare, una stracolma di rinvii e scuse.
Le energie, la fatica spesa per giustificare il loro mancato impegno, é cento volte più sfibrante di quella che servirebbe a  fare ciò che ci si era prefissi. Un pò alla volta finiscono con sfinire, con le loro sicumere, chi gli chiede conto della mancata soddisfazione dell'impegno preso ma, rovistando velocemente in una delle carriole, trovano la solita risposta: "  E' vero che fossi concorde, però, evidentemente, mi è propria un'altra metodologia organizzativa, che in primis parte dal coinvolgimento pro-attivo di chi vicino o compagno di percorso, tenendo conto delle idee mediate, proposte e delle loro tempistiche." Voi ci capite qualcosa? Io no! Chi tira le somme lo può fare solo con quello che ha in mano: un impegno preso e non portato avanti, una settimana passata inutilmente e quel lavoro ancora da fare svolto con un colpo di telefono in due minuti di piacevole conversazione con un amico.
Sul campanile di Coazze una scritta recita "Ognuno a suo modo". Credo che presupponga che ogni persona ha un suo modo per affrontare un problema, ma non è una licenza a rimandare, anche se, devo riconoscerlo si potrebbe benissimo leggere " A suo tempo", ma questo pure presupporrebbe un tempo suo per essere svolto, ed una telefonata non può essere protratta all'infinito.
Fuori, fuori dalle nostre carcasse individuali, fuori dalle nostre case, fuori dalle nostre beghe personali, dalle ragnatele che avvolgono in un bozzolo il nostro cerebro, ci sono persone, tante persone che stanno aspettando il nostro impegno, il nostro agire.
Questo nostro impegno nella Casa dei Popoli rappresenta per noi il metronomo che deve  determinare il MODO  ed il TEMPO nel quale gli impegni presi vanno svolti. Altrimenti ci ritroviamo tutti a spingere le carrette personali di qualcuno che ingombrano il nostro cammino.